
La civiltà fenicia con la sua proiezione coloniale e con la fondazione di Cartagine costituisce l’ultimo esito occidentale di quella cultura vicino-orientale che, nata in Siria alla fine dell’Età del Bronzo, trasmette le sue conquiste culturali e tecnologiche in Occidente, dove interagisce con i Greci e con le diverse realtà indigene del Mediterraneo.
A questo tema è dedicato il volume Da Tell Afis a Mozia, Agorà & Co., Lugano 2011, pp. 124 con numerose illustrazioni, € 25,00 che nasce come frutto delle relazioni presentate durante un Convegno di Studio tenutosi a Ravenna nel marzo del 2010, sotto il patrocinio dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Dopo l’introduzione di Enrico Acquaro, Giovanni Garbini, linguista e storico che ha interpretato con vivida intelligenza contesti archeologici orientali e punici, giunge a valutare l’odierna capacità dell’orientalista di leggere prodotti orientali in contesti occidentali. Stefania Mazzoni, attraverso l’analisi delle ricerche effettuate nel quartiere sacro dell’Acropoli di Tell Afis ci offre una ricostruzione delle strutture e delle pratiche di culto in Siria. Fabrizio Venturi affronta il complesso tema dei Popoli del Mare, attraverso la documentazione archeologica. Serena Maria Cecchini focalizza il suo contributo sulla lettura dei “disegni e modelli” che dal Levante arrivano sino all’estremo Occidente. Nicola Cusumano, storico della grecità, con una raffinata ed aggiornata rilettura antropologica, si occupa di analizzare l’immagine che i Greci di Sicilia hanno degli inaffidabili Cartaginesi. Infine, Paola De Vita evidenzia nella rilettura iconologica di sigilli e di rasoi punici un’approccio “greco”, in particolare dionisiaco, con non poche incidenze politiche.