
Pasqua del 1911: i maggiori filosofi del tempo si danno appuntamento a Bologna per il loro quarto Congresso internazionale, rendendo omaggio in tal modo al primo cinquantennio dell’Unità italiana. Da Parigi giunge pure Henri Louis Bergson (1859-1941) per pronunciarvi un discorso sulla facoltà dell’intuizione – tema per lui non inedito – ma lì epifanicamente affermato come ragion d’essere profonda di ogni autentico destino filosofico. A ben vedere, non vi era proprio un’intuizione all’origine della vocazione di Socrate?
Ma l’Autore francese si cimenta anche col pensiero moderno, dimostrando che senza una metafisica dell’intuizione un sistema come quello di George Berkeley potrebbe essere, irrimediabilmente, esposto al fraintendimento. Nell’epoca in cui gli sbalorditivi risultati delle scienze rischiavano di far apparire l’interesse metafisico come un reperto antiquario, Bergson, attraverso una sorprendente fenomenologia del lavoro del filosofo, rinnova il senso di tale impegno, anticipando direzioni poi riprese dalle ricerche dell’esistenzialismo o dell’ermeneutica.
Il presente volume dal titolo L’intuizione filosofica. Bologna, 10 aprile 1911, Lugano 2012, pp. 84, (link per acquistare il volume) ripropone al pubblico il testo della conferenza italiana di Henri Louis Bergson, sottolineando un episodio della storia intellettuale che – sebbene in qualche modo forse trascurato – ha permesso di riconoscere nel filosofo francese un indiscusso protagonista del Novecento.
Una corposa introduzione e un puntuale e ben documentato apparato di note rendono ancora più interessanti la lettura e lo studio del volume.