di SØREN AABYE KIERKEGAARD
Traduzione, note e commento
di Massimiliano Bavieri
Nella “Malattia per la morte” Kierkegaard, con lo pseudonimo di Anti-Climacus, espone la storia dell’esperienza che la coscienza compie, in una successione di figure in cui questa si trova alle prese con negazioni sempre più intense di sé, nelle quali viene a manifestarsi, nei loro gradi massimi, il consapevole perseguimento di una distruzione di sé in ciò che essa è in quanto posta da Dio, il quale costituisce il fondamento dell’io.
L’opera è divisa in due parti: nella prima parte si afferma che l’uomo è mortalmente malato, e che tale malattia, la quale spinge l’io a volersi comprendere prescindendo dalla sua relazione con Dio, è disperazione. Nella seconda, si afferma che la disperazione è peccato quando l’io persiste nella sua condizione di disperazione pur possedendo l’idea di Dio – vale a dire, quando l’io è determinato a volersi disfare della sua relazione costitutiva con Dio, che è il fondamento dell’io, nonostante sia a conoscenza della salvezza offerta da Dio all’uomo.
La disperazione e il peccato risultano così una negazione e una distruzione impotenti di sé: poiché per esse è impossibile compiere ciò che vogliono, ossia di-struggere l’io in ciò che questo è in quanto posto da Dio.
Il testo è accompagnato da un ampio commento di Massimiliano Bavieri.
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